Varie ed eventuali

Ci tengo a precisare che, con il seguente, intendo offendere chiunque, compreso me stesso. Le seguenti teorie sono da considerarsi il delirio di un fallito, un rigettato della vita, e tanti altri epiteti e similitudini che se fossi Pessoa saprei mettere nero su bianco ma che invece sono Marco e quindi nulla. Questo preambolo serve per indorare la pillola. Cioè, non so se capite: sto sfruttando una sorta di captatio benevolentiae per pararmi il culo. Buona lettura.

L’amore non esiste.

Esiste il principio di piacere, e il principio di realtà. Non farete mai niente che non soddisfi il vostro principio di piacere o, se proprio il dovete scegliere tra due mali, sceglierete sempre quello che vi provochi la minor sofferenza possibile (e questo provoca piacere). Questo è quanto. A livello nervoso, le cose e le attività che ci piacciono rilasciano serotonina -né più né meno che un surrogato degli oppiacei- e la sensazione vi piace. Quando smettete di fare quelle determinate cose, oppure esse non soddisfano più i vostri desideri e non contribuiscono alla vostra felicità, il rilascio di serotonina cessa. Il ”mal d’amore” è crisi d’astinenza. Siamo dei fottuti drogati del cazzo. Il sesso è un’altra cosa rispetto all’amore: l’unione carnale risponde ad un istinto. Sceglierete il partner che più vi aggrada (notate bene l’ironia) in base ai gusti degli altri. Esatto. Vi assicuro che se portate Michelle Hunziker (una bella donna secondo i nostri canoni) in mezzo a qualche popolazione indigena sudamericana, la riterrebbero una donna brutta. Scoperete perché il vostro cervello vi dirà che quella persona (presumibilmente sana) vi darà figli sani. Inoltre, tutto quello che pensavate di sapere su stima, amicizia, rapporti in generale, dal momento che attinge per larga parte al principio di amore, è sostanzialmente una enorme cazzata. Scusate, mi correggo: l’amore esiste, ma è una bugìa, sta tutto nell’arte e nella letteratura. Tutto quello che di buono c’è nell’essere umano è nei libri (le persone in carne ed ossa sono deludenti, salvo rarissime eccezioni che comunque e purtroppo per me sono lontane da Monsummano svariati chilometri) e il tempo che passo in compagnìa di altri mi sembra in larga parte tempo perso che potrei dedicare alla lettura. Ovviamente voi lettori fate parte delle eccezioni – sono sicuro che siate tutte persone squisite e ragionevoli. Adesso vi sembrerà che io riduca la vita dell’uomo ai soli impulsi nervosi – alla sola chimica. No, l’uomo è fatto anche di memoria, che gli serve a sapere quali sono le attività ”buone” e quelle ”cattive” (”più piacevoli” / ”spiacevoli), di una parte conscia e di una inconscia. Non mi dilungherò in aree che non mi competono. Vi basti sapere che NON SIETE LIBERI. Siete quello che gli altri vi hanno educato ad essere, quello che vi dicono di essere, siete una ”somma di diaspore” (Zygmunt Baumann), di conflitti, siete le strutture che gli altri hanno applicato su di voi. Quando muore qualcuno a voi caro, quella ”struttura” che da lui/lei era in voi la sentite venir meno e -soprattutto- piangete per voi stessi, non per gli altri, e sicuramente non per il morto (in ogni caso, al morto non gliene frega più un cazzo). Un minimo di introspezione vi rivelerà la verità nelle mie parole. Torno su un concetto: non siete liberi. Qualcuno lo troverà particolarmente urticante per la propria dignità e per il proprio ego (gli estremamente stupidi e gli estremamente intelligenti saranno soggetti a tale sensazione più degli altri). Parliamone, allora. Da quando siete nati, vi hanno presumibilmente insegnato che non si rutta a tavola, ergo non siete liberi di ruttare. Ora che ci penso, qualche mamma ha sicuramente insistito più sul ”non si rutta a tavola” che non sul ”non si ficca la bocchetta di un compressore nel culo della gente”, ma tant’è… La mia posizione è estrema, lo so. Ad esempio, se vi hanno detto che non si uccide, hanno fatto bene. Cioè, magari siete figli di capitalisti, e dovreste avere comunque sulla coscienza milioni di poveri -no, non è demagogìa, consultate il coefficiente di Gini e poi forse possiamo parlare. L’importante però è non uccidere, perché la vita è un diritto. Cioè, verrebbe da chiedersi perché in Africa la vita non è un diritto, dato che a scuola vi hanno insegnato l’inalienabilità di quest’ultima. La verità, forse, è che i diritti sono semplicemente privilegi temporanei (G. Carlin). Se poi penso che l’articolo uno della costituzione italiana auspica per tutti una vita di schiavitù (lavoro), mi viene ancora più da sorridere. Comunque, non siamo mai stati così liberi come al giorno d’oggi. Possiamo scegliere di guardare la tv, andare su facebook, oppure dedicarci ad attività voluttuarie come la cultura. Qualcuno qui obietterà che ci sono un sacco di laureati fra i giovani, gente che studia. Io li ammiro, davvero. Gente che è stata indottrinata ad assimilare informazioni tecniche in maniera astratta, metodica e sistematica, la quale verrà utilizzata non per migliorare la vita degli altri, ma la propria. L’aspirazione di tutti è fare il lavoro buono per metterlo nel culo agli altri. Poi oh, basta fare un po’ di beneficenza. Che se consideri che anche l’Italia contribuisce alle politiche dissennate che affamano milioni di persone, è solo un modo di pulirsi la coscienza, e ha la stessa utilità del gesto di tappare i buchi con le mani nel Titanic che affonda. Poi, gli extracomunitari in Italia no eh, quelli ci rubano il lavoro. Lascia stare che senza extracomunitari, col tasso di natalità italiano (eh si, perché in nome della libertà, nessuno vuole più cacare figlioli) non avremmo ricambio generazionale. Lascia stare che gli extracomunitari fanno i muratori, puliscono i cessi, e tante altre piacevoli attività che non fareste voi in prima persona, e che neanche per idea fareste fare alla vostra prole. Questo vuole essere un discorso senza conclusione. Infatti finisce un po’ così, alla cazzo di cane.

4 responses to “Varie ed eventuali

  1. Mi è piaciuto molto il tuo articolo, penso anch’io la maggior parte delle cose che hai scritto. Io ho studiato Pedagogia, la facoltà che qui da me chiamano Scienze delle merendine ( e forse anche nel resto del mondo,non lo so) ma che secondo me è una facoltà in grado, se capita, di far aprire gli occhi sul mondo. Quello che si vede è praticamente quello che hai detto tu. È fastidioso e sgradevole ma è la verità, ma la maggior parte della gente non vuole vedere come sono le cose realmente.

    • Sono d’accordo con te sul fatto che la maggior parte delle persone semplicemente chiude gli occhi. Perdona l’analogia azzardata e un tantino sciocca: quando racconti certe verità, accade un po’ come nel film ‘Matrix’. Le persone scelgono l’altra pillola, quella della non conoscenza, e tornano alle proprie vite. E poi, in tutta franchezza, ho paura del tipo di essere umano che potrebbe venir fuori da una divulgazione di certe conoscenze. Vedo gli effetti che tutto ciò sta avendo su di me: non riconosco più alcuna etica, nessun affetto, e soprattutto nessuna via di fuga – riconosco comunque l’errore di fondo che compio nell’applicare le mie strutture mentali sul prossimo, non è detto che tutta l’umanità reagirebbe come me. Vorrei consigliarti la lettura di un libro di Henri Laborit, ‘Elogio della fuga’. Ovviamente tutto ciò che scrivo l’ho rubato da qualche parte, dunque mi sembra giusto citare le fonti.

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