dibattito sopra l’esistenza

Esisti?

Esisto.

Dimostralo.

Non posso farlo

Allora come fai a dire che esisti?

Vivo, per dio. Qualcosa sono, anche se non so cosa.

Appunto: chi sei, cioè chi sono?

Mi chiamo Marco, ho 23 anni, studio all’università…p

Alt. Non ti ho chiesto come ti chiami, quanto sei vecchio, né come riempi il tempo che ti separa dalla morte nel tentativo di dimenticarla. Voglio sapere: chi sei? Cioè, chi sono?

Non so. Uno esiste, e basta.

Vuoi dire che siamo, ma senza scopo? Che razza di vita è?

Si, siamo mezzi di un fine che non esiste, o che non capiamo, che non ci compete.

Il tuo scheletro e il tuo teschio, anche quelli esistono accontentandosi di esistere. Sei più vertebre di quanto tu non sia uomo.

Ma io ho la coscienza. Sono percezione al di là della struttura.

Sappiamo benissimo che la percezione è fallace. Per Dio, vivi una bugia come fosse verità!

Credevo che la verità non esistesse.

Tu sei vero? – Direi di sì

Allora non esisti.

Esisto oltre l’attribuzione di valore, il valore è una cosa che ha inventato l’uomo per razionalizzare questa deriva onirica che chiamiamo vita.

Concludiamo questa disquisizione sconclusionante: esisti, ma nulla ha senso?

Sì. Io ero lì, più animale che uomo, e qualcuno mi ha edificato la prigione del giudizio attorno. Mi hanno murato vivo.

Non so più dire dove mi trovi, all’interno delle mura, tanto che “io penso” mi pare una delle frasi più ironiche mai inventate.

Penso, ma quanto di mio? Tutto quello che so l’ho imparato da altri, oppure la mente mi suggerisce che è mio perché è assai orgogliosa. Sono quello che gli altri hanno fatto di me, e ci sono tanti me quante persone il caso ha voluto conoscessi.

Sono una somma di contrasti. Qualche ‘io’ muore mentre do voce all’ ‘io’ attuale. Non riesco più a seguirti. Facciamoci un altro bicchierino di Vecchia Romagna.

O.k.

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